DIREI QUALCOSA…

di Laura Clemente

Lo dico fiera, ma comunque sempre con gli occhi bassi nei confronti del sig. MASSIMO, l’unico a pagare per uno scempio di cui siamo colpevoli tutti, non c’è niente nelle motivazioni che ci dovrebbe sconvolgere più di tanto.

Non ve lo chiedo attenzione! Ve lo dico.

Quello che io invece mi chiedo è cosa vi aspettavate tutti Voi. Riflettete, provate a tornare agli albori di questa vicenda quando già non vi sembrava vero e vi faceva sorridere “la pista dell’autista di Gorno riesumato per accertare lo sputo sulla patente!”, con tutto il rispetto per la buonanima, anche lui infangato dopo morto.

Se non vi bastasse a digerire le motivazioni allora pensate alle centinaia di prelievi a tappeto supportati da una traccia che faceva schifo già prima di subire tutte le analisi o al giorno dell’arresto che manco nei film di Bruce Willis ci sono quegli spiegamenti, e poi focalizzate la faccia di quell’uomo che non capiva come era finito su un set cinematografico!

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E che set! Questo palcoscenico poi si è arricchito di quei simpatici personaggi di contorno che hanno recitato, male anche, i loro ruoli per arrivare a quelle quattro misere pagine che avete letto. Di più non avevano da offrirci eh! E lo sapevamo, anche questo, e cioè che su quel mezzo DNA “mitico”, nel senso stretto del termine, si basava tutto l’impianto accusatorio. Tutto sta a sapersi accontentare, in un paese dove non vige la regola del “fino a prova contraria”, un magistrato potrà sempre sostenere che sia possibile datare un deposito di materiale genetico su di un corpo che, ahimè, non si riesce a capire nemmeno di cosa sia morto, quando, come e da quanto tempo si trovi esposto alle intemperie. Perché questo non ce lo hanno spiegato, è forse questo che vi aspettavate dalle motivazioni? Che vi dessero una risposta a queste domande? Se così fosse comprenderei il coro di voci deluse che si è alzato. No, perché io sono una tipa curiosa e mi chiedo tante cose, alle quali forse non riceverò mai risposte, tipo come si fa a far combaciare la personalità del sig. Bossetti, timido marito innamorato di sua moglie e padre di tre bimbi, di cui due femmine, con quella di un molestatore che come caratteristica peculiare ha la dipendenza da questo genere di azioni. Se si fosse trattato di quel “genere di uomo”, come si vuole sostenere, in un centro così piccolo si sarebbe sentito molto prima parlare di lui, non si diventa assassino di tredicenni da un giorno all’altro a meno che non ci sia nessun “orco”, come ho sempre sospettato, e si tratti di un banale incidente finito in tragedia, sfruttato per fini poco chiari solo in un secondo momento. Perché, non so voi, ma io ho sempre notato una forzatura in tutti gli anni in cui nelle stanze segrete si consigliavano, ho notato una giovane Pm molto motivata e cauta in principio che poi ha virato bruscamente anche lei rotta, e per questo non ha scuse, ho notato proprio come è stata costruita piano piano e con lodevole meticolosità questa favola che ormai avrà fatto il giro del mondo, (e se ne parlerà prima o poi e tutto verrà a galla perché una stronzata così atomica solo noi italiani potevamo farla), ho notato che davvero pochi hanno chiaro il concetto che domani potrebbe essere il loro turno se non si ferma in tempo questo virus della lettura del codice genetico come “profezia”.

Dopotutto che motivazioni ci si poteva aspettare quando un intero processo è stato celebrato con ancor meno del sogno di un fioraio? È come si è solo potuti arrivarci al processo! Questa è un’altra vera domanda da porsi. Certo le pressioni erano tante e nessun giudice si è voluto imbrattare di letame, hanno tutti demandato, e come dargli torto? Le tv e i giornali esplodono di servizi strampalati e assurdi, ovviamente pilotati, e chi sono io giudice di turno per mettermi contro chi manipola l’opinione pubblica? Non è più epoca di prodi cavalieri, ognuno pensa a sé in quest’era così buia. E quei pochi immuni dal virus che dicono di credergli? Quelli che dovrebbero aiutarlo per intenderci. Quelli staranno come me (che però sono in ferie, non sto a fare un tubo e non potrei pur volendo essere impegnata più di così nel far sentire ancora la voce del loro assistito da questo gruppo), su facebook a mettere l’acqua ai piccioni. Mai visto uno scempio simile. Voglio svegliarmi in una puntata di Law and Order, se proprio devo bermi tutto quello che dice la tv, almeno potrò illudermi di trovarmi in un posto dove davvero le giurie si confrontano anche per giorni per raggiungere l’unanimità, dove non devono esistere i dubbi, dove se non si riesce a montare un caso con delle fondamenta o non si celebra un processo serio, non mediatico, il sospettato resta libero e non viene ammutolito per sempre, o fatto parlare solo per bocca di chi è diventato la sua voce.

Signor Bossetti, potessi davvero dirle qualcosa e spero le arrivi, le direi “prenda in mano la sua vicenda processuale ora che ha ancora la possibilità di dimostrare qualcosa in Appello, trovi un difensore “cazzuto” che fa tremare i muri dove passa, che non da confidenza né agli amici e né ai nemici, che si mette lì, senza social né codazzi, e si studia l’intera storia a partire dal 26 novembre 2010 e ne tira le somme con tanto di indagini difensive con il botto, se non vuole leggere le stesse motivazioni 2.0 al termine dell’ennesimo grado di giudizio.”

L’uso delle minuscole anche dove erano d’obbligo le maiuscole è stato voluto.

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…E ANCHE ALTRO

(I social)

Sapevo che avrei dovuto lasciare in sospensione il primo pezzo “DIREI QUALCOSA” perché mi conosco e so che non voglio farlo nei commenti perché odio il gruppo quando prende le fattezze di altri luoghi in cui si ciarla e non dobbiamo essere proprio noi, amici miei di Giustizia e Verità, a farlo. Ciancio alle bade (lic.) queste motivazioni continuano a offrirmi spunti. Partiamo dal principio, mi spiego perché a volte risulto contorta, esistono i “personaggi”, “le persone”, “quelli che stanno intorno ai personaggi” e “i personaggi loro malgrado” a meno che questi ultimi non se lo facciano piacere troppo e decidano di trasformarsi in “personaggi”. A volte, i “personaggi” scelgono una “persona” da sacrificare per il loro tornaconto e poi danno in pasto alla folla accecata alcuni “personaggi loro malgrado” per sedarla.

I “personaggi” non perdono mai, loro sono il banco, “le persone” ci smenano sempre, quello è il loro forte e “i personaggi loro malgrado” si prendono la responsabilità dell’esposizione mediatica. Attenzione però, abbiamo detto che “i personaggi loro malgrado” spesso scelgono di esporsi per diventare “personaggi” senza badare alle proprie responsabilità, ma a volte non lo fanno e si ritrovano in una situazione davvero grottesca. In qualità di cittadini che godono di diritti, Il nostro Stato di Diritto ci impone il dovere di rispondere alla chiamata per ricoprire il ruolo di giudice popolare, ma non ci non tutela nella nostra privacy, nell’ambito di un processo che ne ha vantata tanta, rendendo pubbliche le motivazioni di una sentenza tanto sentita, che di certo qualsiasi fosse stata avrebbe creato dissensi, completa dei nomi di tutti i giudici popolari senza minimamente farsi sfiorare dal pensiero che le loro vite sarebbero diventate impossibili. Quante vittime deve mietere ancora questo folle caso, dopo quella povera bimba, prima di fermarsi?

Ora, io non mi trovo d’accordo con la decisione presa da queste “persone”, che si presume sia unanime e svuotata di ogni ragionevole dubbio, ma non posso evitare di pensare che si sia data in pasto alla folla la loro identità per creare altro caos, distogliendo nuovamente l’attenzione dal vero problema, la pochezza di questa indagine. Non si fa del bene all’immagine di Bossetti sputtanando le foto del profilo di uno dei giurati, l’ennesima “persona” triturata dai giornaletti, perché così si fa il gioco della Procura, si aiuta a far cadere nel dimenticatoio di chiacchiere, che schifa anche “Giallo”, le vere grandi domande sulla morte di Yara e la condanna di Massimo Giuseppe Bossetti, le prime due “persone”, di una lunga lista di “persone” che non vogliono essere “personaggi”, a rimetterci in questa pessima storia di “persone” e “personaggi”.

 

N.B. la prima immagine a partire dall’alto è tratta dalla pagina https://farefilm.it/tecniche-e-tecnologie/scaricare-film-senza-diritti-dautore-ecco-come-si-pu-fare-molti-siti-5940  mentre la seconda è presa dalla pagina http://psichedintorni.it/facebook-e-social-network-connessi-o-disconnessi/

3 pensieri su “DIREI QUALCOSA…

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  2. Una critica aperta Lug 23
    di lexcerta
    Credo molto al fato (o al destino) e Yara Gambirasio era una predestinata; così come lo era Bossetti Massimo: era anch’esso un predestinato. Lo era (e lo è) per sua stessa natura, per quel qualcosa (per chi ci crede, naturalmente) a cui nessuno sa dare una spiegazione logica, almeno fino ad oggi. Ma al fato si è aggiunta l’inesperienza, la non conoscenza o la superficialità di coloro i quali avrebbero dovuto seguirlo di diritto. Tralasciando di rimarcare ancora sulla oramai “famosa” prova regina, ossia sulle presunte tracce di DNA rilevate che apparterrebbero, ovvero che sarebbero riconducibili (secondo sentenza di I grado), per scienza e coscienza, al “predestinato”, però sant’Iddio, anche sulle presunte fibre presenti e rilevate sui leggins della povera Yara mi sembra che non ci sia stata una efficacia difesa. E vado al dunque.

    Quando due oggetti entrano in contatto, ognuno lascia sull’altro qualcosa di sé; quindi un individuo che commette un crimine lascia qualcosa di sé sulla scena del crimine e, parallelamente, qualcosa del luogo del delitto rimane sul reo.

    E’ questo il succo del “Principio di Locard”, formulato nel 1910 dal criminologo francese Edmond Locard, il pioniere delle scienze forensi, noto anche come lo Sherlok Holmes di Francia.

    Seguendo questo “principio” sempre e mai come ora attualissimo, è naturale osservare (quantomeno i non neofiti del settore delle scienze forensi) che se fibre dell’automezzo di Bossetti (o in suo uso) sono state rilevate sui leggins della povera ragazza sarebbe stato altrettanto logico chiedere a chi ha proceduto ai rilievi tecnici se fibre dei leggins della ragazza sussistevano sui sedili del mezzo capionato. La cosa non è affatto banale. Al di la del fatto che questo accertamento “al negativo” avrebbe dovuto essere eseguito (o meritato di essere provato) per scienza e coscienza dagli stessi investigatori, ma, sant’Iddio, se non lo hanno voluto fare loro (per una quasi normale forma di “convenienza” che non deve scandalizzarci in un Paese come il nostro dove il Garantismo e la Giustizia sono altro da se e non ci appartengono), quantomeno avrebbero dovuto porre “il dubbio” chi era interessato a gestire l’innocenza del Bossetti. E non mi riferisco ai suoi legali, che le hanno provate tutte e in modo veramente veemente, ma ai suoi CT.

    Perchè non lo hanno fatto? Come mai non sono arrivati a porre tale quesito (importantissmo!); e se l’hanno fatto (ma a me pare di no) come mai nessuno ne ha mai parlato?

    Ecco, è questa la mia critica aperta, senza alcuna polemica; ma andava e va fatta, anche perchè sarebbe stato (forse e molto probabilmente) un’altro “smacco” per i soloni investigatori ed un’altro “macigno” da porre a base per la difesa, quantomeno in Appello, del “predestinato” Bossetti.

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